“L’uomo è ciò di cui si nutre”

"L’uomo è ciò di cui si nutre"

Fin dai tempi più remoti, l’umanità ha manifestato la necessità di cibarsi. È un passaggio della giornata inevitabile. Da allora l’uomo, man mano che si è evoluto, ha fatto scoperte che hanno migliorato il suo modo di alimentarsi:

dalla tribalità della caccia e dello sbranamento delle carni crude, è passato alla cottura come conseguenza della scoperta del fuoco che né cambiò in modo irreversibile le abitudini. Il genere umano poi scoprì la coltivazione della terra, impiegando così le delizie che in essa si producevano, diventando di conseguenza anche meno aggressivo ed iniziando un percorso di civilizzazione. Di conseguenza il cibo in sé si è evoluto, passando da mero alimento che dà forza e sussistenza al corpo, a qualcosa da combinare ed elaborare in “ricette” che stimolino la curiosità ed il gusto, donando soddisfazione anche emotiva e psicologica: il cibo appaga non solo la fame, non è solo alimento fine a sé stesso ma riesce a far godere sotto moltissimi aspetti, procura emozioni e a tavola si sa, un buon piatto riesce a far appianare tanti problemi, diventando strumento di socializzazione.
Il “desco” fa riconoscere i popoli nella loro identità.
Ecco cosa rappresenta la cucina siciliana: un intero popolo che con orgoglio ed onore riesce a condividere col mondo le sue delizie culinarie, promuovendone la valorizzare con le sue relative sfumature territoriali. Le varie dominazioni/popolazioni che hanno abitato per secoli ed a turno la terra sicula, hanno lasciato qualcosa del loro sapere, soprattutto dopo la scoperta delle Americhe, da dove si iniziarono ad utilizzare i nuovi prodotti (come il pomodoro, le patate, i peperoni, il cacao, ecc...) che fino ad allora non esistevano. Quindi si è dovuta inventare e costruire una nuova cucina, con nuovi innesti, ma ciò che ne venne fuori poi delle tre cucine (quella nobiliare, quella dei conventi e quella del popolo) fu qualcosa di mirabolante ed ineguagliabile, facendo nascere dei piatti da elementi poveri a somiglianza dei piatti da ricchi. Successivamente, e nel periodo Liberty poi, avvengono trasformazioni ed evoluzioni sia in cucina e sia in pasticceria dove lo zucchero (scoperto nel 1750) prende piede ed utilizzato come edulcorante di tutti i dolci. Un esempio su tutti ci è dato dalla cassata e da tutta una serie di dolci nati a partire da quella scoperta.
In una conseguente evoluzione e secondo le nuove scoperte delle scienze gastronomiche e nutrizionali, si comincia a capire che il piatto o il pasto che contiene troppe calorie (o che contiene elementi non esattamente salutari) producono nell’organismo fattori controproducenti, portando anche a patologie non da poco. Allora si rende necessario consumare i pasti in modo consapevole, senza mai trascurare la tradizione ed il buon gusto, tuttavia cambiando alcuni metodi di cottura o abbinamenti ed evitando utilizzi rischiosi di alcuni elementi, sapendo scegliere cosa mangiare e cosa evitare per mantenere un equilibro tra gusto e benessere. Evidentemente per fare tutto ciò bisogna passare a dei momenti di educazione alimentare, sfruttando al massimo la cucina tradizionale di Sicilia, scrigno incommensurabile di gemme uniche e particolari che solo qui si producono, grazie ai micro climi, al sole, alle temperature ed alla tradizione contadina.
Quindi “mangiare bene per stare bene”


Chef/prof. Giovanni Lorenzo Montemaggiore
Presidente Regione Sicilia e Vice-Presidente Nazionale Disciples d’Escoffier